Camminando sulla battigia, questa estate, mi sono voltato indietro e mi sono sentito rapito dal cocciuto riproporsi delle onde che andava a cancellare le impronte che io e i miei bambini avevamo lasciato sulla sabbia. Con moto regolare l’acqua avanzava e si ritraeva e, ben presto, avrebbe riportato la sabbia della riva alla sua originaria uniformità, solo temporaneamente alterata dal nostro passaggio. Ogni rappresentante del genere umano, dall’alba dei tempi, ha cercato di lasciare traccia del su passaggio. Pochi ci sono riusciti, in passato. E non perché avessero camminato sulla sabbia! Oggi però le cose sembrano essere cambiate. Ognuno di noi, infatti, lascia del suo passaggio un’impronta che, sebbene non riferibile direttamente al singolo individuo, è destinata a tramandare il ricordo di ciascuno di noi, intesi come collettività, alle generazioni future. Mi riferisco all’impronta ecologica che ogni singolo individuo lascia dietro di sé, come risultato dello stile di vita consumistico che caratterizza la nostra società, una società in cui conviene, o si è stati convinti che convenga, sostituire piuttosto che riparare. Ma quanto è grande questa impronta? E che peso è destinata ad avere sulle generazioni future? Un modo per calcolarla, sia pure in misura approssimativa, c’è. Me lo ha fatto conoscere il dott. Francesco Pascale, esperto in tutela dell’ambiente e decano dei volontari di Legambiente. Mi ha suggerito di collegarmi al seguente link https://www.wwf.ch/it/vivere-sostenibile/calcolatore-dell-impronta-ecologica, dove, rispondendo ad un breve questionario sulle mie abitudini quotidiane, da quello che metto nel carrello della spesa a come mi muovo, passando per la gestione della casa e del tempo libero, sono arrivato a un risultato impressionante. Per quanto mi professi ambientalista e cerchi di applicare i principi dell’ambientalismo e dell’economia circolare alla mia vita quotidiana, a malincuore ho scoperto che per sostenere il mio stile di vita mi occorrerebbero quasi 3 pianeti terra e che in un anno produco circa 13 tonnellate di co2. Questa è proprio un’impronta che non vorrei lasciare! Anche perché è un’impronta destinata a produrre i suoi negativi effetti sulle generazioni future. Sulle generazioni immediatamente future. I nostri figli, per intenderci. Essere consapevoli dei danni che stiamo facendo, come individui prima ancora che come collettività, al pianeta che abbiamo avuto in prestito dai nostri figli, dovrebbe essere uno stimolo ad adottare comportamenti virtuosi, più rispettosi dell’ambiente che ci circonda. Se avete tempo e voglia calcolate la vostra impronta ecologica. Chissà che il risultato non vi convinca a cambiare abitudini.
15/09/2021
Alberto Aversano