Milo Rau è un regista svizzero, convinto che il ruolo dell’arte non sia solo quello di raccontare il mondo, ma di cambiarlo. Soprattutto se il mondo è ancora caratterizzato da ingiustizie e da costanti offese alla dignità umana e alla natura.

Dal 16 al 18 febbraio, nella piccola ma accogliente Sala Assoli, nel cuore dei Quartieri Spagnoli di Napoli, viene proposta una trilogia dei suoi film. Dove si affrontano temi differenti, ma accomunati da un tratto artistico e da una sensibilità sociale che rappresentano la cifra dell’autore, nato col teatro e approdato al cinema.

Il nuovo Vangelo di Rau passa anche dalla terra

Forse il titolo più forte della rassegna è The New Gospel, il Nuovo Vangelo. A presentarlo, poco prima della proiezione, il missionario comboniano Alex Zanotelli, e il regista e drammaturgo Giacomo Bisordi, che con Milo Rau condivide un lungo percorso artistico, costruito su una collaborazione che ormai dura da diversi anni.

Il Nuovo Vangelo di Milo Rau si chiede e ci chiede: che cosa avrebbe predicato Gesù nel XXI secolo? Chi sarebbero stati i suoi discepoli e, soprattutto, come risponderebbe la società odierna al ritorno del Figlio di Dio? La narrazione del film è centrata su questa metafora, su un continuo gioco tra realtà e immaginario, tra cronaca e cinema.

Un Cristo africano tra i Sassi di Matera

Il film nasce come proposta per Matera Capitale Europea della Cultura. Siamo nel 2019, in quegli stessi Sassi che hanno fatto da cornice anche al Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini. Il tema dell’odierna Galilea di Rau è lo sfruttamento dei braccianti africani, nelle campagne del Sud Italia: il caporalato e tutto quello che di inumano ne consegue. Il Cristo è interpretato da Yvan Sagnet, autore di Ama il Tuo Sogno, libro del 2013 che ricostruisce la prima rivolta dei braccianti africani nelle campagne di Nardo e della successiva battaglia per contrastare lo sfruttamento e promuovere un marchio solidale che garantisce conserve di pomodoro rispettose della dignità dei lavoratori.

Il racconto è forte. Forse tecnicamente meno riuscito delle altre due opere – The Moscow Trials, The Congo Tribunal – più vicine al codice teatrale in cui Rau riesce meglio. In ogni caso, è da vedere.