Si scrive NCO, ma non ha nulla a che vedere con l’organizzazione camorristica che, tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, rese famoso il boss Raffaele Cutolo. In questo caso, NCO sta per Nuove Comunità Organizzate, ed è un progetto innovativo per rinforzare le imprese che gestiscono beni confiscati alla criminalità organizzata.
L’acronimo, in realtà, è già noto nel mondo del non profit campano che ha dedicato la propria mission alla lotta alle mafie. Si chiama NCO infatti anche il consorzio di cooperative e imprese sociali che, sul territorio casertano, mette insieme diverse realtà che fanno impresa sociale, con lo scopo di rigenerare i territori, sostenere le comunità, offrire nuove opportunità di inserimento lavorativo e sociale a persone che vivono in una forte condizione di fragilità. Tra le iniziative più note, in ambito nazionale e non solo, del consorzio NCO c’è il Pacco alla Camorra: una confezione di prodotti, per lo più enogastronomici, utile sia a sostenere economicamente l’economia sociale e pulita, sia a disseminare un messaggio di legalità e di riscatto.
una iniziativa del Ministero degli Interni
NCO, il progetto, è invece un’iniziativa promossa dal Ministero degli Interni e rivolta ai soggetti del privato sociale che gestiscono – o sono in procinto di gestire – beni confiscati alle mafie in tutte le regioni del Mezzogiorno continentale. A realizzare il progetto, un’ATS che include: NCO consorzio, che ha il ruolo di soggetto mandatario; la cooperativa sociale Terra Felix; il Comitato don Peppe Diana.
Tre realtà che nascono nella provincia di Caserta, in uno dei territori maggiormente colpiti dalla pervasività criminale, danneggiata anche sul piano ecologico a causa dei crimini delle eco-mafie e dei traffici illegali dei rifiuti di ogni tipo. Un territorio che però ha anche saputo produrre, negli anni, degli anticorpi efficaci, in termini di antimafia sociale, tra cui le realtà che stanno dando vita al progetto Nuove Comunità organizzate.
Formazione, consulenza e networking per il privato sociale che gestisce i beni confiscati
Saranno più di cento le realtà non profit destinatarie degli interventi, che riceveranno gratuitamente: percorsi formativi, servizi di consulenza e di networking. L’idea è quindi quella di fornire, a chi gestisce beni confiscati, la capacità professionale e un patrimonio di relazioni indispensabili per stare sul mercato e sostenersi economicamente sul lungo periodo, dimostrando tra l’altro che si può creare lavoro vero e pulito a prescindere dalla criminalità organizzata, anzi combattendola quotidianamente negli stessi spazi un tempo sottratti illegalmente alla collettività. (Ivan Esposito)