MuLab, artigianato e integrazione

Di |2022-11-22T18:33:07+01:00Agosto 5th, 2022|

Nasce nel Casale di Teverolaccio di Succivo una nuova esperienza che si propone di mettere insieme l’integrazione delle persone con specifiche fragilità, come l’handicap, e l’antica arte della ceramica. E’ un progetto finanziato dall’8 x 1000 della Chiesa Valdese e si chiama MuLab (Museo e Laboratorio).

La struttura settecentesca che si trova nel cuore dell’area atellana, in verità, non è nuova a interventi innovativi ed “ibridi”, cioè orientati a valorizzare, allo stesso tempo, le risorse locali più antiche – e l’artigianato è, senza dubbio, una di queste – e il desiderio di offrire un contesto accogliente e inclusivo. Negli spazi di Teverolaccio infatti, da molti anni, insiste un eco-museo, ovvero un insieme di testimonianze di una civiltà di origine contadina, che ha nell’ambiente e nei suoi frutti ancora la chiave del futuro.

Terra Felix, la cooperativa sociale nata come spin-off del locale Circolo Legambiente, ha colto l’opportunità che, ogni anno, la Chiesa Valdese mette a disposizione delle organizzazioni non profit: quella di presentare una progettualità che concorre all’assegnazione dei fondi reperiti attraverso la devoluzione del 5 per 1000 dell’Irpef.

MuLab, spazio di condivisione

Ed ecco quindi che nasce MuLab, uno spazio protetto all’interno del quale bambini – anche con disabilità – possono stare insieme, apprendere, confrontarsi, giocare e realizzare manufatti che esprimono la loro fantasia e i loro sentimenti. Tra gli obiettivi del MuLab, c’è anche quello di recuperare la manualità. Fare con le mani, soprattutto per quanto riguarda i giovanissimi, è qualcosa che non si può più dare per scontato. Gli artefatti tecnologici hanno radicato progressivamente una manualità che ha a che fare, quasi esclusivamente, con la scrittura sulle chat, con la manipolazione e la condivisione di foto, con l’utilizzo di giochi digitali.

MuLab è invece un fare concreto, antico, ma forse proprio per questo ancora affascinante, anche per i bambini. Ed è soprattutto un fare comunità, che contribuisce alla rigenerazione urbana, all’integrazione delle persone portatrici di fragilità, ad una coscienza collettiva più lontana dai pregiudizi e più aperta ad ogni sorta di diversità.