La pandemia ha stravolto le nostre vite sotto diversi punti di vista. Uno, che potrebbe sembrare di non primaria importanza, è quello dell’utilizzo e dello smaltimento dei DPI, dispositivi individuali di protezione. Già utilizzati e regolamentati, per lo più in determinati luoghi di lavoro, prima dell’introduzione delle misure di prevenzione del contagio da Covid 19, con l’esplosione della pandemia hanno conosciuto una diffusione e un utilizzo su larghissima scala, che sarebbe stato difficile prevedere al di fuori dell’elaborazione artistica di un romanzo fantascientifico. Invece, la realtà, come spesso accade, supera la fantasia, prendendo strade inimmaginate e inimmaginabili. Dubito, infatti, che gli scrittori di fantascienza (che si sono cimentati nel racconto di storie simili alla realtà che stiamo vivendo) vestendo i protagonisti di tute anti radiazione, guanti monouso e mascherine per evitare il contagio, si siano posti il problema dello smaltimento di questi presidi. E invece, uno dei problemi posti dall’uso diffuso capillarmente di DPI è proprio quello dello smaltimento di mascherine e guanti monouso usati. Su questo problema si è espresso l’ISS, Istituto Superiore di Sanità, che ha pubblicato il rapporto 26/2020 recante “Indicazioni ad interim su gestione e smaltimento di mascherine e guanti monouso provenienti da utilizzo domestico e non domestico”. Sostanzialmente, l’ISS indica nell’indifferenziato la frazione di rifiuti nella quale conferire i DPI usati, facendo però una distinzione tra attività lavorative, da un lato, e utenze domestiche dall’altro lato; distinguendo ulteriormente queste in base alla presenza o meno di soggetti positivi al tampone, in isolamento o in quarantena obbligatoria, con l’unica differenza che in questi casi le mascherine usate vanno messe, per così dire, in isolamento all’interno di buste di plastica. Anche per le attività lavorative, i DPI usati sono assimilati ai rifiuti urbani indifferenziati. Nel rapporto dell’ISS di legge che “considerando la natura dei materiali utilizzati per tali dispositivi di protezione, e che questi rispondono ad una esigenza di tutela della salute pubblica e non di particolari categorie di lavoratori esposti a specifici rischi professionali e considerato anche il carattere transitorio del loro utilizzo, la loro assimilazione a rifiuti urbani appare una ulteriore possibilità alla quale fare ricorso con il fine di sgravare sia le aziende sia le attività pubbliche e private da eventuali complicazioni di carattere economico e gestionale”. L’indicazione fornita dall’ISS che potrebbe essere la più efficace, se seguita, è quella che raccomanda di predisporre contenitori dedicati alla raccolta di questi rifiuti e di predisporre regole e procedure opportune per indicare ai lavoratori di non gettare i guanti e le mascherine monouso in contenitori non dedicati a questo scopo. A braccetto con questa, va l’indicazione che riguarda la necessità di predisporre nei luoghi pubblici e nei luoghi di lavoro contenitori per la raccolta di indifferenziato dedicati alla raccolta esclusiva dei DPI usati. Seppure la realizzazione di questa ultima misura appaia relegata sull’isola di ”Utopia”, speriamo comunque che possa rappresentare una spinta a incrementare la raccolta differenziata in generale sia a livello collettivo che individuale.
22 aprile 2021
Alberto Aversano